Secondo geriatri e neuro scienziati la musica ha un effetto benefico straordinario sulle persone anziane. Naturalmente lo ha su tutti, bambini compresi, in conseguenza del fatto che eseguirla, ascoltarla o ballarla provoca il rilascio di dopamina e serotonina, gli ormoni della felicità.
Tuttavia non si tratta solo di buon umore perché la letteratura scientifica sull’argomento è molto vasta e ci informa del fatto che la musica ha effetti benefici di ogni tipo sia al livello del sistema nervoso centrale che di quello periferico.
Come si spiegherebbe altrimenti la dichiarazione di Concetta Tomaino, direttrice dell’Istitute of Music and Neurologic Function di New York e stimata ricercatrice di musica applicata: “Conosco persone che non sanno vestirsi o parlare, ma potrebbero comunque suonare uno strumento“?
Questa considerazione ci fa riflettere sul fatto che il linguaggio musicale può facilmente essere compreso e praticato anche se è in atto un decadimento fisico e cognitivo. Non a caso la musicoterapia, che è proprio un mezzo di comunicazione non verbale utilizzato a livello terapeutico e riabilitativo, migliora la vita delle persone che ne sono destinatarie.
I benefici dell’ascolto musicale per gli anziani
Incredibile ma vero, sono stati condotti studi scientifici sugli effetti del picchiettare con la mano e battere il tempo con il piede durante un ascolto musicale: i risultati dicono che questi movimenti, per quanto minimi, sono da soli sufficienti a sfogare una condizione di stress fisico e mentale.
Ma è naturalmente nella sfera emotiva che la musica dà il meglio ai nostri cari anziani.
I pazienti anziani con demenza trovano nella musica una forma di orientamento alla realtà, specie se i motivi ascoltati sono già conosciuti ed appartengono al passato della persona. Non dovreste prendere in giro (bonariamente, lo sappiamo) i vostri genitori anziani se stanno ascoltando un brano di diversi decenni fa, perché questa attività è riabilitativa e ristoratrice e riporta alla mente vecchi ricordi e sensazioni sopite.
Nel Regno Unito, dove la demenza senile colpisce 850 mila persone ogni anno, ha avuto molto successo una campagna pubblicitaria con la quale il Ministero della Salute ha regalato agli anziani sessioni di ascolto e produzione musicale.
Anche perché secondo Grace Meadows, direttrice della campagna, l’impatto positivo della musica è legato al “vivere esperienze sociali significative, condivise e importanti”.
L’ideale è dunque che l’ascolto non sia fatto in solitudine ma condiviso con altri. Tuttavia, anche laddove questo non fosse sempre possibile, non bisogna rinunciare. Se l’anziano è abbastanza autosufficiente il nostro consiglio è di regalargli un lettore musicale facile da usare e dotato di cuffie comode. Su Amazon troverete una certa scelta semplicemente digitando le parole di ricerca “lettore mp3 per anziani”.
Anche chi soffre di problemi uditivi avrà un giovamento. Queste persone percepiscono un distacco dal proprio ambiente e da chi li circonda: con la musicoterapia da un lato potranno riconquistare un contatto con il mondo esterno, dall’altro percepire come meno desolato il proprio interiore.
La degenerazione celebrale tipica dei malati di Alzheimer spaventa perché peggiora sempre più e non ha soluzione. Eppure gli effetti dell’ascolto musicale sono noti: persone che non parlano, non riconoscono i propri congiunti e hanno episodi d’ira, sembrano tornare padrone di sé stesse durante i pochi minuti della durata di un pezzo musicale. È come se per loro la musica costituisse un confortevole appiglio, che riemerge dal mare delle emozioni registrate dal cervello ma non più accessibili e permette di ricordare ancora.