A partire dal 1° gennaio 2023 i costi sostenuti dalle famiglie per l’assunzione di badanti, colf e babysitter saranno interessati da un aumento medio pari a 125 euro al mese.
In questo articolo scopriremo a cosa sono dovuti questi aumenti, quali potrebbero essere le loro conseguenze e quali possibili misure sono state o saranno valutate dal governo per contenerli.
Perché nel 2023 aumenteranno gli stipendi delle badanti?
Nel 2022 le finanze delle famiglie italiane hanno risentito dei rincari generalizzati e degli aumenti delle bollette. Tuttavia, le famiglie i cui membri più anziani siano assistiti da una badante potranno trovarsi a fare fronte a un aumento medio del relativo stipendio che potrà raggiungere i 125 euro al mese a partire dal 1° gennaio 2023.
L’adeguamento degli stipendi di colf e badanti è una conseguenza diretta dell’aumento dell’inflazione, che a novembre 2022 ha toccato quota 11,8%, secondo quanto dichiarato dall’Istituto Nazionale di Statistica (ISTAT). Nello specifico, gli adeguamenti riguarderanno l’80% dell’inflazione: gli aumenti degli stipendi delle badanti potrebbero quindi raggiungere il 9% annuo.
Come abbiamo già detto, l’aumento medio dovrebbe essere pari a 125 euro al mese, ma potrebbe arrivare a 138 euro al mese nel caso delle badanti conviventi che assistono anziani non autosufficienti. All’aumento di base dello stipendio vanno poi aggiunti TFR (trattamento di fine rapporto), tredicesima e ferie. L’aumento complessivo sarà dunque compreso tra i 2.000 e i 3.000 euro all’anno, a seconda della tipologia di contratto applicabile.
Aumento stipendi badanti: possibili conseguenze
Ma quali sono le possibili conseguenze legate all’aumento dello stipendio delle badanti previsto per il 2023?
Innanzitutto le famiglie potrebbero ridurre l’orario lavorativo delle badanti che assistono i propri cari in modo tale da trovarsi a sostenere costi più contenuti. In secondo luogo, le famiglie potrebbero ridurre il numero di ore di lavoro dichiarate, in modo tale da farsi carico degli aumenti solo rispetto a una parte dei costi sostenuti. In questo caso però vi sarebbero conseguenze dirette per le badanti, che non riceverebbero contributi equivalenti al numero delle ore effettivamente lavorate, e potenziali conseguenze per le famiglie, che potrebbero trovarsi a subire vertenze da parte delle badanti stesse in relazione alle ore di lavoro non dichiarate.
Il terzo rischio consiste infine nel fatto che le famiglie potrebbero essere tentate di ricorrere al lavoro nero in un settore, quello del lavoro domestico, già afflitto da un numero altissimo di lavoratori e lavoratrici irregolari. Anche in questo caso le badanti non percepirebbero contributi e i datori di lavoro sarebbero esposti al rischio di vertenze, ma soprattutto le casse dello Stato non percepirebbero gli importi dovuti a fronte delle prestazioni di lavoro svolte.
Ma quali sono dunque le eventuali misure previste dal governo o auspicate dalle parti interessate, come ad esempio i sindacati, per fare fronte a questa situazione?
Come potrebbe intervenire il governo sull’aumento degli stipendi delle badanti
Nonostante i tempi siano piuttosto stretti, al momento il governo non ha ancora previsto misure specifiche volte a fare fronte agli aumenti degli stipendi delle badanti previsti per il 2023. Ha in ogni caso preso in considerazione l’erogazione di un bonus destinato a compensare gli aumenti degli stipendi dei lavoratori domestici e a far sì che le famiglie non ricorrano al lavoro nero. Affinché possano essere erogati, tali fondi devono però essere inclusi nella legge di Bilancio 2023, in quanto, come abbiamo detto, il tempo a disposizione per un’eventuale contromisura è limitato.
L’articolo 38 del Contratto Collettivo Nazionale del Lavoro Domestico (CCNL) prevede infatti che il Ministero del Lavoro convochi la Commissione nazionale per l’aggiornamento retributivo entro il 20 dicembre di ogni anno (in questo caso entro il 20 dicembre 2022), poi ogni 15 giorni in caso di successive convocazioni, fino a un massimo di tre convocazioni. In caso di mancato accordo tra le parti sociali gli adeguamenti verrebbero applicati in automatico.
Ai punti 2 e 3, rispettivamente, del suddetto articolo, il CCNL stabilisce infatti che:
- La Commissione verrà a tal fine convocata dal Ministero del Lavoro e Previdenza Sociale, entro e non oltre il 20 dicembre di ciascun anno, in prima convocazione, e, nelle eventuali successive convocazioni, ogni 15 giorni. Dopo la terza convocazione, in caso di mancato accordo o di assenza delle parti, il Ministero del Lavoro e Previdenza Sociale è delegato dalle Organizzazioni ed Associazioni stipulanti a determinare la variazione periodica della retribuzione minima, secondo quanto stabilito al comma 1, in misura pari all’80% della variazione del costo della vita per le famiglie di impiegati ed operai rilevate dall’ ISTAT per quanto concerne le retribuzioni minime contrattuali e in misura pari al 100% per i valori convenzionali del vitto e dell’alloggio.
- Le retribuzioni minime contrattuali ed i valori convenzionali del vitto e dell’alloggio, determinati ai sensi dei commi precedenti, hanno decorrenza dal 1° gennaio di ciascun anno, se non diversamente stabilito dalle Parti.
In caso di accordo con i sindacati, tuttavia, l’adeguamento degli stipendi delle badanti previsto per il 2023 potrebbe essere “distribuito” sull’intero anno, anziché essere applicato in automatico.
Andrea Zini, presidente di Assindatcolf, l’Associazione Nazionale dei Datori di Lavoro Domestico, sostiene che il governo debba attuare incentivi volti alla regolare assunzione di colf e badanti, nonché sgravi fiscali che consentano alle famiglie di recuperare, anche solo in parte, i costi sostenuti per l’assunzione di una badante.
Al momento la deducibilità dei contributi dei collaboratori domestici è fissata a un massimo di 1.549,37 euro all’anno, mentre Zini si augura che venga estesa alla totalità dei costi sostenuti dalle famiglie, i quali includono stipendio, TFR, tredicesima e ferie. Solo in questo modo sembrerebbe infatti possibile alleggerire le famiglie che ricorrono ai servizi di una badante di un costo già di per sé elevato, ma che nel 2023 rischia di risultare ancor più gravoso.
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Se sommati a tutti gli altri rincari, gli aumenti degli stipendi delle badanti previsti per il 2023 potrebbero compromettere la serenità economica delle famiglie che si vedono costrette a ricorrere ai servizi di un’assistente domiciliare che si prenda cura dei propri cari più fragili.
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