In foto: lo staff di Sant’Anna 1984
Sentiamo il dovere di intervenire brevemente sulle dichiarazioni rilasciate ieri, mercoledì 13 maggio 2020, dalla ministra delle Politiche Agricole Teresa Bellanova, nel corso della conferenza stampa da Palazzo Chigi, poiché riguardano non solo colf e lavoratori agricoli, ma anche le badanti.
Siamo fin troppo consapevoli delle irregolarità che dominano il settore dell’assistenza per anziani: gli illeciti, lo sfruttamento di operatori ed operatrici, il disconoscimento dei loro più basilari diritti professionali e personali, avvelenano il nostro ambiente ad ogni livello. Questo riguarda, infatti, sia alcune (e desideriamo porre enfasi su questa parola) cooperative che si occupano di somministrazione con scarsa o nulla serietà, sia le famiglie.
Nel nostro lavoro, in verità, incontriamo spesso privati che, pur di risparmiare pochissime centinaia di euro, preferiscono assumere in proprio ed in nero le badanti, rinunciando all’enorme vantaggio offerto dall’intermediazione.
Di questo vantaggio abbiamo più volte parlato nei nostri post su Facebook, nelle newsletter e in tutta la nostra comunicazione in generale e non è questa l’occasione per ribadirlo ancora. Desideriamo però riaffermare una verità lampante: rivolgersi ad un’agenzia badanti seria e professionale è esattamente l’opposto che sfruttare i lavoratori. A Sant’Anna non esistono invisibili. È piuttosto tra i privati che si annida il sommerso.
Non parliamo a nome delle altre cooperative, non desideriamo assolutamente farlo, ma le parole della ministra, che ha molto sbrigativamente fatto di tutta l’erba un fascio, ci hanno profondamente rammaricato ed offeso. Riteniamo che nel corso della conferenza stampa sia stata favorita con superficialità l’associazione psicologica e mediatica tra “badanti” e “caporalato”.
I nostri assistiti attuali e passati conoscono la nostra politica di assunzione, sanno che a Sant’Anna operiamo nel rispetto totale dei diritti dei dipendenti e che prendiamo a cuore la loro crescita professionale, offrendo un ambiente di lavoro in cui possono confrontarsi nel lungo periodo con sfide sempre nuove. Lavorare a Sant’Anna, infatti, non significa solo essere regolarmente contrattualizzati, ma anche rifiutare una vita fatta di lavori saltuari, che non favoriscono la piena qualificazione della persona.
Non condividiamo quindi le generalizzazioni sensazionalistiche della ministra e, per quanto ci riguarda, ne prendiamo fermamente le distanze.
La trasparenza con cui forniamo i servizi è nota e ciascuno di voi ha la possibilità, se desidera, di confrontarsi con i nostri responsabili per ricevere rassicurazioni inequivocabili.
Che lo Stato sia dunque, da adesso, “più forte del caporalato” ci sembra una notizia straordinaria e condividiamo l’operato del governo. Ma che si voglia far passare il concetto che tutte le cooperative, indifferentemente e per il loro solo esistere, rappresentano meccanismi di sfruttamento delle badanti no, non lo accettiamo.
Kristina Tatenko, presidente di Sant’Anna 1984