Caregiver è una parola anglosassone che indica chi si prende cura di qualcuno, in genere un proprio familiare o congiunto, assistendolo in caso di malattia, disabilità o mancanza di autosufficienza.
In Italia il 74% dei caregiver sono donne, nel 38% dei casi la fascia d’età è compresa tra i 46 e i 60 anni. In un paese con prevalenza della popolazione anziana come il nostro i caregiver svolgono un ruolo importantissimo, soprattutto se si considera la mancanza di sostegno da parte del sistema walfare che, a parte sporadiche iniziative, non predispone forme di assistenza familiare sufficienti e facilmente accessibili.
La figura del caregiver non è inoltre ufficialmente riconosciuta nonostante da anni si conducano battaglie per l’affermazione dei suoi diritti, similmente a quanto avviene per le casalinghe.
Quello del caregiver è un lavoro vero e proprio, che impegna il familiare a tempo pieno, spesso rendendo inconciliabile la prospettiva di condurre una vita professionale e personale ordinaria.
Il caregiver lavora insomma senza essere retribuito e in assenza di una reale preparazione sui temi dell’assistenza agli anziani. I suoi compiti spaziano dall’assistenza diretta alla sorveglianza passiva e in genere includono l’igiene quotidiana dell’assistito, la preparazione dei pasti, la somministrazione dei farmaci, nonché il disbrigo delle commissioni più tipiche.
Secondo una ricerca Censis-Aima chi presta per esempio assistenza a un malato di Alzhaimer è impegnato in 4,4 ore giornaliere di assistenza diretta e 10, 8 ore di sorveglianza passiva.
Non stupisce dunque che, oltre alla necessità di prendersi cura delle esigenze psicologiche dell’assistito, ci siano da considerare anche quelle dello stesso caregiver al quale non sono purtroppo, allo stato attuale, garantite prestazioni come il sostegno psicologico o l’aiuto di operatori specializzati.
L’unica eccezione conosciuta è quella dell’Emilia-Romagna, una regione all’avanguardia su questo tema, che si è infatti dotata di una legge intitolata “Norme per il riconoscimento ed il sostegno del caregiver familiare”, istituendo persino una Giornata del caregiver, l’ultimo sabato del mese di maggio.
Se le famiglie sono dunque lasciate a sé stesse quando devono provvedere ai bisogni di un proprio caro anziano risulta indispensabile la collaborazione di una badante. L’assistente familiare non sarà però di nessun aiuto se non selezionata accuratamente, su canali che ne garantiscano la professionalità e la preparazione.
Succede infatti che, a volte, le badanti incaricate mediante un annuncio pubblicato su internet non si dimostrino poi all’altezza della situazione, specie nei casi in cui l’assistito soffre di una patologia specifica o necessiti comunque di cure particolari. In altri casi la persona si rivela poco affidabile, non rispettosa dell’orario di lavoro concordato o più semplicemente non dotata della giusta predisposizione a questo tipo di lavoro che, vogliamo ricordarlo, richiede doti di pazienza, empatia e amore verso il prossimo.
Quando Sant’Anna 1984 è stata fondata lo scopo dichiarato era proprio questo: offrire alle famiglie la possibilità di accedere ad un’assistenza familiare di altissimo livello, definendo criteri stringenti per la selezione delle badanti e degli operatori OSS e OSA. Se anche tu sei un caregiver o conosci qualcuno che può avere bisogno di un aiuto esterno contatta i nostri responsabili al 320 3449157 e scopri come un servizio di assistenza agli anziani qualificato può migliorare la tua vita e quella delle persone a cui tieni.