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Se non sono più una donna, perché sento ancora di esserlo?

Se non sono più degna di considerazione, perché ne ho bisogno?

Se non sono più sensibile, perché amo la morbidezza della seta sulla mia pelle?

Se non riesco più ad emozionarmi, perché la lirica muove corde profonde in me?

Ogni mia cellula sembra gridare al mondo che, effettivamente, esisto e che la mia esistenza deve essere stimata da qualcuno!

Senza qualcuno che mi accompagni in questo labirinto, senza il sostegno di un compagno di viaggio che comprenda il mio bisogno di sentirmi apprezzata, come posso resistere al resto di questo viaggio sconosciuto?

Living in the Labyrinth (McGowin, Diana Friel; Casa editrice Delta)

Il significato dell’espressione “demenza senile” è più complesso di quanto sembri a primo avviso: la demenza senile non è una malattia, quanto piuttosto una sindrome, trattandosi di una serie di sintomi che possono originare da cause diverse.

Tra le forme più comuni di demenza senile figura il morbo di Alzheimer, che costituisce i 2/3 dei casi.

A questo si aggiungono la demenza vascolare ovvero quella causata da lesioni ai vasi sanguigni del cervello (per esempio a seguito di uno o più ictus), la demenza da corpi di Lewy (provocata da accumuli di proteina alfa-sinucleina nel cervello), la demenza causata dalla malattia di Parkinson, la demenza di Pick, detta anche frontotemporale perché colpisce i lobi frontali e temporali determinando la restrizione e la morte di cellule nervose, e alcune altre. Questa forma di demenza colpisce molto prima, ovvero a partire dai 40 anni, ed esistono anche altre forme di demenza giovanile di cui non ci occuperemo in questo articolo.

Una risposta omnicomprensiva alla domanda cos’è la demenza senile? potrebbe dunque essere: “una sindrome neurodegenerativa caratterizzata dal deterioramento della memoria e di almeno un’altra funzione cognitiva, che può originarsi per cause diverse ma il cui fattore di rischio prevalente è rappresentato dall’invecchiamento”.

La demenza senile e il decadimento cognitivo dovuto all’età non sono però la stessa cosa, pur essendo le loro manifestazioni molto simili.

Primi sintomi della demenza senile

Poiché, come tra poco approfondiremo, non esistono cure vere e proprie per questa sindrome progressiva, è fondamentale riconoscere immediatamente i primi sintomi della demenza senile. Una diagnosi precoce apre infatti le porte a terapie più efficaci, può rallentare l’avanzare della patologia e permette ai familiari e, in particolare a chi tra questi assumerà l’impegno di assistere la persona che ne è affetta, di organizzarsi in tempo utile.

Chi soffre di demenza avrà infatti certamente bisogno di tutto il sostegno possibile, sempre di più con il trascorrere del tempo: affiancare al caregiver familiare una badante di notte sarà probabilmente indispensabile fin dallo stato intermedio della malattia.

Dopo una diagnosi di Alzheimer, di Parkinson, di demenza con i corpi di Lewy e, in generale, dopo che uno specialista abbia accertato l’esistenza di una demenza senile in atto, occorrerà rinunciare a parte degli impegni che prima costituivano parte della propria vita per potersi mettere a disposizione del malato. Alla fine di questo articolo vedremo a chi è meglio rivolgersi per ricevere un supporto professionale.

L’elenco dei primi sintomi che possono esprimere l’insorgenza della demenza senile è molto vario e, come premesso, di difficile distinzione rispetto un naturale decadimento mentale. Esso però include certamente:

• progressiva e frequente perdita di memoria,

• stato confusionale,

• modifiche della personalità,

• apatia e chiusura verso gli altri,

• incapacità di compiere azioni quotidiane.

Come si previene la demenza senile?

A parte l’età alcuni dei fattori di rischio della demenza senile sono costituiti dalle malattie cardiovascolari, dalla cattiva alimentazione e dal condurre uno stile di vita non sano. Per impedire un disturbo ai neuroni anche il cervello va nutrito ed è per questo fondamentale che riceva un regolare apporto di ossigeno e zuccheri.

Una dieta mediterranea, che sia povera di carne rossa e ricca di cereali, verdura e omega 3, unita ad un’attività fisica regolare, riducono il rischio di insorgenza di alcuni tipi di demenza senile in quanto il cervello si avvantaggia della miglior circolazione sanguigna.

Sulla rivista Lancet è comparso nel 2018 un lavoro corposo sul tema della prevenzione dei casi di demenza senile. Addirittura l’incipit dello studio è particolarmente incoraggiante: “Avendo messo insieme tutte le evidenze abbiamo calcolato che più di un terzo dei casi di demenza possono essere teoricamente prevenuti”.

In particolare si è osservato che alcuni soggetti che presentavano le alterazioni neuropatologiche tipiche della malattia di Alzheimer non vedevano mai comparire i primi sintomi della demenza. Questo in quanto sembra che alcune persone dispongano di una riserva neuro cognitiva più forte di altre che si accresce fin dalla loro infanzia e si nutre di un elevato livello di istruzione, di stimoli intellettuali e reti sociali curate, di attività fisica.

Il cervello a ben vedere può quindi essere allenato -almeno in parte- a resistere alle crisi cui andrà incontro con l’avanzare con l’età.

Esistono delle cure per la demenza senile?

Se ci addentriamo nel campo delle cure cliniche per la demenza senile non arriveremo troppo a fondo: il trattamento della demenza è ancora oggetto di studio e costituisce forse una delle sfide maggiori per la sanità del nostro secolo.

Allo stato attuale del progresso medico-scientifico possiamo solo dire che tanto il morbo di Alzheimer quanto gli altri tipi di demenza non possono essere guariti. Tuttavia farmaci, terapie e continuità assistenziale sono di grande aiuto per rallentarne l’avanzamento e si sono dimostrati efficaci nel miglioramento della qualità di vita del paziente e di tutta la sua famiglia.

Le cure per la demenza senile vanno distinte in farmacologiche e non farmacologiche.

Le prime consistono prima di tutto nel ricorso a farmaci inibitori dell’enzima colinesterasi, responsabile della diminuzione della quantità di acetilcolina presente nello spazio intersinaptico. Si è infatti osservato che nei casi di Alzheimer e in altre demenze senili si verifica una diminuzione dei livelli di acetilcolina, è quindi importante provare a ripristinarne i livelli fisiologici.

Un’altra linea d’azione suggerisce l’utilizzo della molecola memantina, che tiene sotto controllo i primi e i successivi sintomi della demenza senile e riduce il deterioramento cognitivo. Entrambe queste categorie di farmaci sono prescritte dal medico e sono rimborsabili dal Sistema Sanitario Nazionale.

Le cure per la demenza senile di tipo non farmacologico comprendono una serie di interventi di riabilitazione cognitiva, i quali possono essere svolti con un professionista in psicologia ma devono anche essere integrati nella vita quotidiana del paziente, con l’aiuto di una badante specializzata.

Rivolgersi ad un’associazione badante specializzata nelle cure per la demenza senile

L’assistito affetto da demenza senile può essere incoraggiato a svolgere alcune attività grazie alle quali conserverà più a lungo alcune capacità e imparerà a mettere in campo tutte le strategie necessarie a fronteggiare le difficoltà della vita di tutti i giorni.

Affrontare la malattia con questo atteggiamento costruttivo e orientato alla positività è fondamentale per non cadere vittima della frustrazione e non accelerare lo stesso decadimento mentale. Rivolgendosi ad un’associazione badante che annovera operatori socio-assistenziali specializzati nelle cure e nella prevenzione della demenza senile si ottiene un sensibile miglioramento nella vita del paziente, in quanto:

  • l’assistente professionista, a differenza di quello “improvvisato” e magari assunto tramite un annuncio su internet, si guarda bene dall’umiliare o deprimere il malato e padroneggia il comportamento più adatto alle diverse situazioni (come gli eccessi d’ira);
  • possono essere proposti all’assistito esercizi di memoria, giochi mnemonici e attività di training cognitivo-comportamentale, senza mai avere un atteggiamento d’imposizione, ma integrando questi interventi nella routine quotidiana;
  • si incoraggia lo sviluppo di un rapporto sano con i caregiver familiari che, parzialmente sollevati dalle difficoltà di assistenza, possono relazionarsi con il proprio caro abbandonando rabbia e avvilimento e allenando tenerezza e comprensione.

Se siete alla ricerca badanti a Roma con un curriculum di esperienze professionali nel trattamento della demenza senile o se volete ricevere un consiglio personalizzato per una situazione familiare che vi affligge particolarmente contattateci.

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