Un flusso di informazioni preoccupanti scorre costante in questi giorni, alimentato dai media, dai giornali, ma anche dalle conversazioni. Il Covid 19 è sulla bocca di tutti: ne parlano le vicine da un balcone all’altro, ne parlano i clienti nei supermercati, ne discutono le persone al telefono che incrociamo per strada. Ignorarlo è impossibile e pensare di poterlo tacere ad una persona, sia pure essa anziana, affetta da demenza o mentalmente inabile, assurdo.
Agli anziani dobbiamo dire tutta la verità sull’epidemia?
Potremmo essere portati a pensare che nascondere le notizie sul Covid 19 o alterare la realtà dei fatti sia in qualche modo benefico per i nostri anziani, quantomeno per quelli tra loro che sono più fragili e sensibili e che non giudichiamo capaci di elaborare e gestire tutte le emozioni negative conseguenti.
Ma persino in questo frangente mentire è sbagliato. Secondo Giulia Avancini, autrice di “Prendersi cura di un anziano fragile. Guida pratica per il caregiver familiare” (Erickson), potrebbe addirittura peggiorare la situazione.
“In realtà non raccontare al proprio caro che cosa sta succedendo rischia di creare l’effetto contrario: maggior agitazione, preoccupazione e senso di disorientamento, perché non capisce che cosa sta succedendo. In particolare, potremmo essere spinti a pensare che una persona anziana con un deterioramento cognitivo o una demenza possa non capire cosa sta succedendo. Non è vero: percepisce che qualcosa di diverso c’è. È fondamentale spiegarle con semplicità e in modo conciso che cosa sta succedendo. Perché mio nipote non viene più a trovarmi? Perché mi lasciano la spesa sotto la porta di casa? Perché la volontaria non viene più il mercoledì mattina? A questa domanda va fornita una risposta semplice. Non significa banalizzare il problema, anzi; senza dilungarci in dissertazioni scientifiche è fondamentale fornire delle informazioni chiare che gli permettano di comprendere la situazione”.
Occorre dunque essere schietti e usare un linguaggio semplice. Dire la verità sulla pandemia è, insomma, necessario. Ma sarà anche sufficiente?
Ci riferiamo al fatto che la realtà non dovrebbe essere edulcorata, ma che non possiamo nemmeno cadere nell’eccesso opposto di esasperarla. Il Covid 19 infatti è un nemico subdolo anche dal punto di vista della sua percezione: tra gli anziani c’è chi è molto spaventato e si lascia andare a sentimenti di disperazione e chi invece ha un’idea del rischio troppo bassa e non è quindi prudente nel comportamento. Quante volte, specie durante la prima ondata, proprio gli anziani si rifiutavano di indossare la mascherina?
Il suggerimento per i caregiver familiari è dunque quello di adeguare il linguaggio e l’esposizione alle notizie al convincimento, più o meno allarmato, più o meno consapevole, più o meno informato, dell’anziano.
Una lista di consigli pratici per i caregiver familiari
Psicologi e geriatri hanno già condiviso alcune informazioni utili alle famiglie nelle quali è presente almeno un over 65. Oltre a quanto stiamo per suggerire è naturalmente consigliato stare ancora più vicino alle persone anziane di nostra conoscenza, siano esse familiari diretti, conoscenti o vicini di casa, realizzando questa vicinanza nel modo più adeguato ai tempi che corrono.
1 – Mantenere le proprie abitudini
Gli orari dei pasti, del sonno e della veglia devono essere regolari. Se la routine dell’anziano è stata sconvolta dall’impossibilità di recarsi a fare la spesa, in chiesa, al centro sociale ecc., bisogna impostare una nuova routine fatta di attività permesse e sicure. Questo può includere dedicarsi ad hobby come la lettura, il lavoro a maglia, le parole crociate, all’ascoltare musica e al guardare soltanto alcuni programmi televisivi. A questo proposito…
2 – Limitare l’esposizione alle notizie in tv
Aggiornarsi una volta al giorno sugli sviluppi della pandemia va bene. Diverso è invece ascoltare tutto il giorno fatti struggenti, in particolare storie diffuse da programmi che non hanno uno stampo giornalistico ma si soffermano su particolari morbosi solo per aumentare l’audience. La televisione andrebbe inoltre evitata la sera prima di andare a dormire.
3 – Incoraggiare il movimento
Nei limiti del possibile l’attività fisica va incentivata, anche sotto forma di passeggiata in giardino/terrazza (se presente) o dentro lo stesso appartamento. In alternativa anche il “movimento mentale” risulta stancante per una persona anziana e tenere la mente impegnata aiuta a conservare sani e regolari ritmi circadiani.
4 – Assicurarsi che la persona comprenda e rispetti le regole
Se l’anziano deve uscire, per esempio per sottoporsi ad una visita medica, occorre verificare che abbia ben compreso le regole relative al distanziamento sociale e all’uso di mascherina e guanti.
5 – Favorire i contatti
Chi vive con una persona anziana dovrebbe organizzare videochiamate con le persone più importanti, almeno una volta al giorno.
6 – Fornire informazioni pratiche
Se conoscete un anziano che vive solo passategli informazioni importanti come, per esempio:
- la farmacia che effettua la consegna a domicilio dei farmaci,
- il negozio di quartiere che porta la spesa fino a casa,
- il laboratorio di analisi che esegue tamponi a domicilio,
- il numero di telefono per il sostegno psicologico degli anziani a distanza.
7 – Chiacchierare del più e del meno
Mai come in questo momento i nostri cari anziani hanno bisogno di compagnia. Le conversazioni dovrebbero però vertere su argomenti piacevoli e per loro stimolanti, che permettano alla mente di prendere una boccata d’aria distraendosi dalle notizie spiacevoli.
Aiutate i vostri cari anziani a trovare le risorse dentro di sé
Ci sono anche considerazioni di senso contrario, che depongono a favore di un diverso approccio alla questione del rapporto tra gli anziani e il Coronavirus.
Già a marzo, nel corso della prima ondata, l’Ordine degli Psicologi segnalava come gli anziani possano costituire addirittura una risorsa, un esempio di resistenza per i più giovani. “L’anziano in questa fase può rivelarsi una risorsa preziosissima perché ha alle spalle una vita di resilienza e adattamento”, diceva Luca Pezzullo, presidente dell’Ordine degli psicologi del Veneto. “Sono storie di vita utile, testimonianza che si può andare avanti. Ascoltare le loro vicissitudini è importante per chi vive il periodo in maniera ansiosa. Sono rassicuranti per i giovani disorientati, danno risposta di un futuro possibile, e in questo modo si valorizza anche l’anziano stesso e gli si restituisce dignità e ruolo sociale”.
La situazione che stiamo vivendo, infatti, è inedita solo per alcuni. Chi non ha esperienze del passato cui attingere percepisce più degli altri la drammatica straordinarietà di questo momento storico, e, paradossalmente, potrebbe avere ancora più difficoltà di una persona anziana a comprendere ciò che sta succedendo.
Diamo dunque fiducia alla capacità di comprensione e adattamento dei nostri cari anziani e aiutiamoli a scavare dentro di sé per ritrovare le risorse straordinarie che custodiscono. C’è, per esempio, chi suggerisce di spiegare l’emergenza sanitaria proponendo un confronto con l’epidemia di influenza spagnola che, anche laddove non vissuta in prima persona, è ben radicata nella coscienza collettiva di quelle generazioni.