Quando si parla di Ipocondria senile, si fa riferimento ad uno specifico disturbo psichico che riguarda le persone in età avanzata. Si tratta di uno stato di paranoia costante, in cui l’anziano si convince di essere affetto da più malattia contemporaneamente, sulla base di una valutazione, molto spesso errata, di alcuni sintomi.
L’anziano finisce quindi in una spirale ossessiva, che non va che aggravare il disturbo, producendo numerosi effetti psicosomatici sul corpo.
Ma da cosa di origina questo stato di paranoia costante?
Vediamo quali sono le cause principali.
Ipocondria senile: le cause principali del disturbo
L’ipocondria senile tende a svilupparsi maggiormente negli anziani che già hanno un equilibrio psichico fragile. Se quindi siamo in presenza di ansia, depressione e malessere psico-fisico generalizzato, è molto probabile che possa innescarsi l’ipocondria.
Troppo spesso, infatti, si tende a considerare l’umore scuro e triste degli anziani come normale, come un fenomeno fisiologico dell’ultima fase della vita, a cui non rimane che rassegnarsi. In realtà, la depressione non è affatto da sottovalutare, in quanto può compromettere seriamente il benessere dell’anziano sotto ogni punto di vista, andando a influire anche sull’aspettativa di vita.
I dati ci dicono che la depressione è molto diffusa nella popolazione over 65, con un 4% di soggetti che mostrano sintomi piuttosto gravi.
I più frequenti sono:
- tristezza;
- perdita di interesse;
- isolamento sociale;
- clinofilia (cioè il desiderio di passare molto tempo a letto anche senza dormire).
Tutti questi sintomi vengono spesso amplificati dalla difficoltà che gli anziani hanno nel verbalizzare il loro stato d’animo, per paura di non essere capiti o derisi; questo conduce ad una somatizzazione profonda del loro disagio, che si riflette in modo molto negativo sul corpo, scatenando anche una sintomatologia organica, soprattutto di tipo gastro-intestinale, che, nei casi più gravi, sfocia in un vero e proprio delirio ipocondriaco.
Questo perenne stato di angoscia non fa altro che incidere in maniera semore più negativa sullo stato reale di salute e sulla qualità di vita del paziente.
Non bisogna dimenticare, inoltre, che al di là del normale decadimento fisico associato all’età, anche la sfera sociale inizia ad impoverirsi. Dal momento in cui la persona diventa pensionata, l’insorgenza della depressione diventa sempre più probabile, in quanto la cerchia sociale si restringe, le occasioni di uscire e trovare uno scopo alternativo diminuiscono, si smette di sentirsi utili e produttivi.
A ciò si aggiunge un fisiologico aumento dei lutti all’interno della cerchia familiare e amicale, che peggiorano ancora di più la qualità dell’equilibrio emotivo. Questo significa che l’avanzare dell’età coincide con l’aumento della solitudine, generando così una maggiore sensibilità e fragilità nelle persone anziane verso i disturbi dell’umore.
Ipocondria senile: come riconoscere un’emergenza vera da un delirio ipocondriaco
Uno degli aspetti più complessi da gestire negli anziani che soffrono di ipocondria è il riconoscimento di una vera emergenza di salute dalla paura irrazionale di essere affetti da qualche malattia. In situazioni in cui l’ipocondria è già ben sviluppata, l’anziano tende a lamentarsi di frequente con i familiari o con le persone che lo assistono, causando spesso preoccupazione in modo ingiustificato.
Il ripetersi di questi episodi nel tempo rischia di minare la fiducia nei confronti dell’anziano, creando negli assistenti la convinzione che si tratti ormai solo di paure infondate. Questo produce danni su due fronti: da un lato, peggiora la qualità dei rapporti con la cerchia più ristretta della persona anziana e dall’altra espone al rischio che una vera emergenza medica non venga riconosciuta nel marasma delle tante paure.
Bisogna sempre tenere presente, quando si assiste un anziano, che gli allarmi con cui vengono manifestate queste preoccupazioni hanno lo scopo, quasi sempre inconscio, di richiamare l’attenzione di chi li accudisce, provocando diverse difficoltà per i caregiver, proprio perché diventa difficile capire quando è reale e quando no.
Gli psicologi che si sono occupati dello studio di questa condizione hanno notato che non sempre è facile adottare un comportamento adeguato con l’anziano, ma è sempre e comunque consigliato mantenere la calma quando si è in compagnia dell’anziano agitato, cercando di non sottolineare mai la natura ipocondriaca della lamentela.
Per rendersi conto o meno se si tratta di un’emergenza medica, occorre passare un po’ di tempo con l’anziano, monitorando l’andamento dei sintomi. Se tende a calmarsi e a sentirsi meglio, si può tirare un sospiro di sollievo, mentre se, anche con la presenza del caregiver, i sintomi non accennano a migliorare, è opportuno consultare il medico o andare al Pronto Soccorso.
Ipocondria senile: come comportarsi con gli anziani
Quando ci si trova davanti ad un anziano che presenta un reale problema di salute, è naturale allarmarsi e ricorrere all’aiuto del medico, ma è importante non assecondare sempre la paranoia dell’anziano, organizzando una visita medica per ogni singolo disturbo.
Se si è certi dell’infondatezza di tali manifestazioni, l’ideale sarebbe cercare di far comprendere all’anziano che non c’è nessun grave problema e che non è necessario alcun controllo medico.
Questo è un modo per renderlo, per quanto possibile, consapevole della realtà e dell’evidenza dei fatti. In questa fase è di cruciale importanza non perdere la pazienza, bisogna rimanere calmi e non sottolineare mai la natura ipocondriaca di certi atteggiamenti, perché altrimenti significherebbe porre l’accento sul problema e generare nuova ansia.
Non sempre però è così semplice riuscirci, proprio perché l’anziano è vittima delle sue stesse suggestioni e quindi tende a negare la realtà. In questo caso può essere di grande aiuto rivolgersi ad uno psicologo, il quale, con il suo intervento, può aiutare il paziente a rapportarsi al meglio con le sue paure e a tenerle sotto controllo.
È molto importante anche la posizione presa dai caregiver riguardo alla situazione. Spesso c’è la radicata convinzione che l’assistito non possa in alcun modo modificare il suo punto di vista e i suoi comportamenti. Questo è del tutto sbagliato e gli operatori di Sant’Anna 1984 lo sanno molto bene.
I nostri caregiver dimostrano sempre assoluta fiducia nei loro assistiti e proprio per questo ogni giorno adottano dei piccoli trucchetti per soddisfare il bisogno di attenzione, senza però caderne vittime. Grazie a dei piccoli accorgimenti quotidiani volti a ridurre lo stress, i dolori e la stanchezza, possono contribuire a migliorare le loro giornate.
Aiutandoli e dimostrandogli che non gli sta accadendo nulla di male, attraverso le loro rassicurazioni i pazienti si sentono amati e al sicuro. Alcune volte basta davvero poco per far capire agli anziani che esiste una soluzione al loro problema, senza ricorrere alle cure mediche.
Attraverso l’amore, l’empatia, la pazienza e la professionalità, i nostri operatori si contraddistinguono e riescono a lasciare il segno nei cuori non solo dei pazienti ma anche di tutti i familiari.